giovedì 23 febbraio 2012

Quinta Classificata - Ilaria Mazzeo

Quinta classificata dell'edizione 2012 del Concorso per il Racconto Più Brutto con 270 punti.
Più che un racconto, il riassunto della settimana di una soap opera su un magazine di programmi tv. Una storia patetica e indicibilmente noiosa su un amore non corrisposto. Una mirabile incapacità di far accadere qualunque cosa, è il trionfo del TELL, DON'T SHOW

NICOLA E TIZIANA

Di Ilaria Mazzeo

Nicola si avviò verso casa a piedi, contro un vento gelido ed improvviso che gli faceva rimpiangere sempre più la mancanza di Tiziana accanto a sé.
Si chiese se lei avesse compreso quali fossero i suoi sentimenti, e si disse che no, non poteva aver capito: lo considerava solo un amico, anche se, forse, un po' più simpatico degli altri.
Ma Nicola si era innamorato di lei, ora lo sapeva; di lei, che mancava così totalmente della sicurezza ostentata delle altre ragazze che aveva conosciuto; di lei, bianca come la neve e pura come cristallina acqua di fonte.

Tiziana aveva bisogno di protezione, era evidente, e sembrava completamente disarmata contro chiunque avesse voluto farle del male, perché semplicemente era incapace di far soffrire gli altri. Solo involontariamente, infatti, lei stava facendo soffrire Nicola, dato che non era certo colpa sua se lui era innamorato ma lei non lo ricambiava, e comunque era troppo leale per lasciare Giovanni quando lui aveva più bisogno del suo sostegno.
Anche se lei sosteneva di non amarlo più, Giovanni era pur sempre il suo fidanzato da ben cinque anni; lui era emigrato in Germania per trovare un lavoro che gli consentisse di mettere da parte i soldi per coronare il loro sogno d'amore, e questa era una prova d'amore davanti alla quale neanche la più insensibile delle ragazze sarebbe potuta rimanere indifferente, figurarsi Tiziana.
Tiziana, con i suoi occhi enormi e profondi, i capelli lunghi e scuri a incorniciarle il volto angelico! Avrebbe mai trovato il coraggio di ferire a morte l'uomo che voleva sposarla? E, soprattutto: avrebbe mai provato qualcosa in più di un po' d'affetto per lui, Nicola? Per lui, che fino ad allora era passato da una storia all'altra senza farsi troppi scrupoli, facendo piangere più di una ragazza senza per questo sentirsi in colpa? Se Tiziana avesse conosciuto il suo passato, di certo non gli avrebbe mai più rivolto la parola. Ma il passato era passato, e ora Nicola voleva solo guardare avanti, al futuro. E il suo futuro, ora lo sapeva, era Tiziana.
Mentre continuava a camminare nella folla del sabato sera, gli sembrava che lei dovesse apparirgli da un momento all'altro, e si sentiva come un viaggiatore disperso nel deserto alla disperata ricerca di un miraggio a cui aggrapparsi come ultima speranza di sopravvivenza. Se la vedeva davanti come era stata, solo poche ore prima: il viso devastato dalle lacrime, il suo pianto causato da una tristezza che sembrava essere un tutt'uno con il suo animo; e, inconsapevolmente, lui era stato geloso di quelle lacrime, perché erano scivolate sul viso di lei senza che potesse farci nulla.
La coscienza del suo violento sentimento per lei lo colpì con rinnovata forza; e lui rimase immobile, come fulminato. Ma come poteva essersi innamorato di qualcuno di cui non sapeva praticamente niente? Cercando di calmare il corso tumultuoso dei suoi pensieri, Nicola si avviò alla macchina, fendendo la folla estranea e ostile.
Quella notte dormì poco e male; in sogno, vide Tiziana al centro di un palcoscenico buio, illuminata, solo lei, da una luce fortissima che scendeva dall'alto.
Tiziana gridava il suo nome, lui correva verso di lei, ma più si sforzava e più lei sembrava allontanarsi; la luce si faceva sempre più fioca, e infine si spense del tutto.
Nicola si svegliò in un bagno di sudore e balzò a sedere sul letto.
Si alzò e cominciò a vagare per la casa, infine si sedette in cucina e accese una sigaretta. Una frase di Tiziana gli riecheggiava nella mente: “Tutti mi sembrano felici, tranne me”. Si accorse che tutte le poche parole che si erano scambiati gli erano rimaste in mente, come se, parlando con lei, la sua testa si fosse trasformata in un registratore e ora, riavvolto il nastro, lui non avesse dovuto fare altro che premere “play” per riascoltarle una per una.
Nicola fissava il vuoto davanti a sé rimuginando sui pochi elementi che aveva per capire quella ragazza che lo attraeva come nessuna prima d'allora, e sua madre lo trovò così quando, mezz'ora dopo, entrò in cucina per sbrigare le faccende domestiche.
“Già sveglio?”, gli chiese, preoccupata. “Di solito non ti alzi mai prima di mezzogiorno. Cos'è successo?”.
“Mi sono innamorato”, rispose Nicola, felice.

NdR: Racconto copiato e incollato esattamente come inviato dall'autore. Nessuna correzione o modifica è stata apportata.

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