Paolo Menin -
Invernale
Fa molto freddo, nevica,
ma non me ne accorgo; guido male l’automobile e la bici non è
abbastanza affidabile sulle strade ghiacciate, decido quindi, gambe
in spalla, di procedere a piedi. Sono solo da un po' di giorni e non
riesco a reperire nessuno, anche solo per passare una paio d’ore
chiacchierando, ma questa sera qualcuno si è reso disponibile, e sto
andando da Silvia;
lei vive a circa 6 chilometri da casa mia. Per strada incrocio poche presenze solitarie; per un tratto di strada seguo una ragazza con un bel sedere rotondo e gli stivali, che improvvisamente scivola, rovinando a terra. Per distrarmi dalla fatica della camminata, resa difficile da cumuli di neve e ghiaccio, sto bevendo una birra forte e sento vagamente i fumi dell'alcol; ricevo una telefonata e parlando mi distraggo, finendo gambe all'aria su una lastra di acciaio congelata.
lei vive a circa 6 chilometri da casa mia. Per strada incrocio poche presenze solitarie; per un tratto di strada seguo una ragazza con un bel sedere rotondo e gli stivali, che improvvisamente scivola, rovinando a terra. Per distrarmi dalla fatica della camminata, resa difficile da cumuli di neve e ghiaccio, sto bevendo una birra forte e sento vagamente i fumi dell'alcol; ricevo una telefonata e parlando mi distraggo, finendo gambe all'aria su una lastra di acciaio congelata.
Ormai sono a
destinazione; mi sono tutto lavato e preparato, non so perché ma
suppongo che si possa concludere qualcosa: mi aspetto una serata
calda, contando sul fatto che Silvia, per altro, vive sola. Entro in
casa e lei è li, invernale come molte altre ragazze: capelli
raccolti distrattamente, giacca di lana enorme, pantaloni felpati
larghi, ciabatte; tutt'altro che sensuale. La casa come al solito è
invasa dal fumo. Mi siedo sul divano, stappo la bottiglia di rosso
che ho con me, e lascio che prenda un po' d'aria. Intanto si parla
delle tristi giornate a ridosso del Natale: si esce poco, si vedono
poche persone, ma tutto sommato riusciamo anche a farci quattro
risate.
Dopo alcuni bicchieri di
vino l'atmosfera è ben più morbida e sento il richiamo ormonale, e
penso a come introdurre un argomento sessuale. Lancio subito il
carico citando la mia recente relazione, terminata da una settimana.
Era una storia importante? Non saprei dirlo, non ho mai dato peso a
queste cose, e la questione sesso è ben più viva; mi sento davvero
patetico. Poi Silvia mi chiede se mi va di dividere una pizza; mi
offro volontario pagante e scendo a prenderla. Ritorno rapidamente
con una calda margherita. Durante l’attesa in pizzeria ho bevuto
un'altra birra e quindi sono ancora più brillo. Mentre addentiamo
la prima fetta la butto drasticamente sul sesso.
- Sai, mi sono sempre
domandato quanto sessualmente disponibili siano le ragazze con cui
parlo...
- Cosa vuoi dire?
- Mah, ...vedi una
ragazza e quanto meno ti domandi, se fa pompini, se da il culo... -
Sono totalmente fuori controllo. Silvia ride piano, con un filo
d'imbarazzo.
- Certo che te, ne fai di
domande strane… - aggiunge.
- Mi sembra normale…
poi anche altre cose... ad esempio se ingoia, se le piace lo sperma,
... anche cose più strane...
Subito, un momento di
malcelato disagio, poi concludo: - Anche tu, ad esempio...
Lei mi fissa, smettendo
di mangiare.
D’un tratto mi alzo in
piedi e tiro fuori l'uccello eretto, poco sopra la pizza; Silvia
rimane ferma senza espressione, non sembra infastidita, anzi lo
guarda, così inizio a farmi una sega.
Vengo e schizzo deciso
sulla pizza.
- Mangia - le dico.
Lei prende la fetta più
bagnata e la consuma lentamente, guardandomi.
Recensione
Il racconto stenta a decollare, ovvero
a inabissarsi. Si inizia all’insegna di un minimalismo carveriano
riflessivo e taciturno, sebbene interpretato abbastanza male per
mezzo di una scrittura mediocre, questo va riconosciuto. Il Menin
sembra quasi rendersi conto di aver fatto poco schifo e vuole
recuperare tutto con i fuochi d’artificio del grottesco dialogo
finale che convoglia l’intero senso del racconto in un bukkake
pizzaiolo degno di un Bukowski a Mergellina. Troppo tardi viene da
dire, il colpo di classe “viene”, è proprio il caso di dirlo,
troppo tardi.
La bruttezza sommessa della parte iniziale del racconto è stata bilanciata da un’interpretazione dal vivo con tipico accento da gondoliere di Mestre che ha già preparato il pubblico allo sconvolgente salto triplo finale.
La bruttezza sommessa della parte iniziale del racconto è stata bilanciata da un’interpretazione dal vivo con tipico accento da gondoliere di Mestre che ha già preparato il pubblico allo sconvolgente salto triplo finale.
Frank Solitario
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