martedì 23 aprile 2013

Nono Classificato - Invernale

Per una comprensione più completa del racconto vi invitiamo a leggere, in coda, la recensione del critico letterario Frank Solitario.


Paolo Menin - Invernale



Fa molto freddo, nevica, ma non me ne accorgo; guido male l’automobile e la bici non è abbastanza affidabile sulle strade ghiacciate, decido quindi, gambe in spalla, di procedere a piedi. Sono solo da un po' di giorni e non riesco a reperire nessuno, anche solo per passare una paio d’ore chiacchierando, ma questa sera qualcuno si è reso disponibile, e sto andando da Silvia;
lei vive a circa 6 chilometri da casa mia. Per strada incrocio poche presenze solitarie; per un tratto di strada seguo una ragazza con un bel sedere rotondo e gli stivali, che improvvisamente scivola, rovinando a terra. Per distrarmi dalla fatica della camminata, resa difficile da cumuli di neve e ghiaccio, sto bevendo una birra forte e sento vagamente i fumi dell'alcol; ricevo una telefonata e parlando mi distraggo, finendo gambe all'aria su una lastra di acciaio congelata.

Ormai sono a destinazione; mi sono tutto lavato e preparato, non so perché ma suppongo che si possa concludere qualcosa: mi aspetto una serata calda, contando sul fatto che Silvia, per altro, vive sola. Entro in casa e lei è li, invernale come molte altre ragazze: capelli raccolti distrattamente, giacca di lana enorme, pantaloni felpati larghi, ciabatte; tutt'altro che sensuale. La casa come al solito è invasa dal fumo. Mi siedo sul divano, stappo la bottiglia di rosso che ho con me, e lascio che prenda un po' d'aria. Intanto si parla delle tristi giornate a ridosso del Natale: si esce poco, si vedono poche persone, ma tutto sommato riusciamo anche a farci quattro risate.

Dopo alcuni bicchieri di vino l'atmosfera è ben più morbida e sento il richiamo ormonale, e penso a come introdurre un argomento sessuale. Lancio subito il carico citando la mia recente relazione, terminata da una settimana. Era una storia importante? Non saprei dirlo, non ho mai dato peso a queste cose, e la questione sesso è ben più viva; mi sento davvero patetico. Poi Silvia mi chiede se mi va di dividere una pizza; mi offro volontario pagante e scendo a prenderla. Ritorno rapidamente con una calda margherita. Durante l’attesa in pizzeria ho bevuto un'altra birra e quindi sono ancora più brillo. Mentre addentiamo la prima fetta la butto drasticamente sul sesso.

- Sai, mi sono sempre domandato quanto sessualmente disponibili siano le ragazze con cui parlo...

- Cosa vuoi dire?

- Mah, ...vedi una ragazza e quanto meno ti domandi, se fa pompini, se da il culo... - Sono totalmente fuori controllo. Silvia ride piano, con un filo d'imbarazzo.

- Certo che te, ne fai di domande strane… - aggiunge.

- Mi sembra normale… poi anche altre cose... ad esempio se ingoia, se le piace lo sperma, ... anche cose più strane...

Subito, un momento di malcelato disagio, poi concludo: - Anche tu, ad esempio...

Lei mi fissa, smettendo di mangiare.

D’un tratto mi alzo in piedi e tiro fuori l'uccello eretto, poco sopra la pizza; Silvia rimane ferma senza espressione, non sembra infastidita, anzi lo guarda, così inizio a farmi una sega.

Vengo e schizzo deciso sulla pizza.

- Mangia - le dico.

Lei prende la fetta più bagnata e la consuma lentamente, guardandomi.


Recensione

Il racconto stenta a decollare, ovvero a inabissarsi. Si inizia all’insegna di un minimalismo carveriano riflessivo e taciturno, sebbene interpretato abbastanza male per mezzo di una scrittura mediocre, questo va riconosciuto. Il Menin sembra quasi rendersi conto di aver fatto poco schifo e vuole recuperare tutto con i fuochi d’artificio del grottesco dialogo finale che convoglia l’intero senso del racconto in un bukkake pizzaiolo degno di un Bukowski a Mergellina. Troppo tardi viene da dire, il colpo di classe “viene”, è proprio il caso di dirlo, troppo tardi.
La bruttezza sommessa della parte iniziale del racconto è stata bilanciata da un’interpretazione dal vivo con tipico accento da gondoliere di Mestre che ha già preparato il pubblico allo sconvolgente salto triplo finale.

Frank Solitario

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